Culture. Eat it
6 Febbraio 2017
Per me ha sempre funzionato benissimo esisti ma non ti vedo.
Spesso l’Amore veste i panni dell’ordinarietà e con quegli stessi panni qualche volta ti sfiora, altre ti sbatte contro ma è come se fosse invisibile. Si è così presi dall’immaginare come sarà innamorarsi, dal desiderio di esserne travolti e da quale volto avrà l’amore che finiamo per non vedere ciò che è più semplice. Cerchiamo disperatamente quel brivido da montagne russe come prova quasi unica di un sentimento che pensiamo sia fatto solo di farfalle nello stomaco e tachicardia. Molte sono le volte in cui facciamo indossare la maschera del nostro tipo ideale a chi, in fondo al nostro cuore, sappiamo già non lo sarà mai.
Leggere Se non ti vedo non esisti sulla copertina del romanzo di Levante ha attirato la mia attenzione.
C’era qualcosa in quelle parole che sapevo non esser vero.
Sono infatti convinta che in amore – come un po’ nella vita – nulla si possa veramente evitare, neanche quelle esperienze che portano con sé un bel carico di dolore e Anita B., la protagonista, ha illuso se stessa di poterlo fare. Chi si è innamorato almeno una volta sa che è così e credo possa anche dire che quel dolore ha contribuito a renderlo più forte, della serie “un giorno questo dolore ti sarà utile”. Ma a cosa esattamente? A smascherare chi da te vorrà solo l’involucro, come Filippo, ed Anita B. dentro di sé lo sente, tanto da non riuscire a “coniugare al futuro nessun verbo” pensando a lui. A far calare la maschera di chi si nasconderà dietro un amore che si presenta come esclusivo e totalizzante e invece è solo opprimente, come quello di Flavio. Ti sarà utile a riconoscere tra i tanti uomini il compagno di una vita, forse Jacopo?
Anita B. non ha risposte anche se è alla disperata ricerca di se stessa. È confusa e infelice.
In quella rinuncia chiamata da lei stessa “gigantesca sconfitta” c’è il mio rammarico più grande di lettrice. Nella possibilità di scegliere c’è davvero quella grande forza che lei pensa di non vedere. In chi sceglie c’è il desiderio tenace di essere felice, la certezza di meritare quell’amore che, per sua stessa ammissione, le manca; quell’amore pronto ad essere donato a chi ti vedrà veramente e allora basterà un incrocio di sguardi:
certe cose possono saperle soltanto gli occhi.
Se “le soluzioni al male di vivere sono due: indossare la maschera o non farlo” mi piace sperare in un ritorno di Anita B. per mostrarci il volto di quella bambina che per tanto tempo ha nascosto anche a se stessa davanti allo specchio.
Durata della lettura: cinque ore tutte d’un fiato
Ph. Sara Cartelli
© The Eat Culture