Culture. Eat it
4 Novembre 2019
“Se non mi divertissi, la prego di credere che non dipingerei”.
Pierre-Auguste Renoir si divertiva e lo faceva con costanza. Con due quadri alla settimana ne dipinse più di seimila, anche quando con le dita deformate dall’artrite legava i pennelli ai polsi per poter continuare a dipingere la gioia del colore.
Come impressionista lavorava an plein air per tradurre la bellezza della natura e il piacere della vita: “A me piacciono le pitture che mi fanno desiderare di passeggiarvi dentro se rappresentano paesaggi, di carezzarle se rappresentano donne” diceva.
Il Ballo al moulin de la Galette (1876) è una delle sue opere più famose.
Locale molto amato dalla gioventù parigina, secondo Renoir il moulin sapeva tradurre perfettamente il concetto di gioia di vivere. Il pittore vi si recò per sei mesi per poter catturare la folla che ballava, discuteva e trascorreva il tempo in compagnia.
Sotto il sole primaverile in una terrazza alberata il quadro sembra quasi emanare in sottofondo la vivace musica e il chiacchiericcio dei frequentatori i quali, travolti da una luce vibrante e da pennellate rapide e corpose, restituiscono a chi guarda lo spirito ottimista della Bella Epoque.
Oggi il quadro è conservato al Museo d’Orsay a Parigi.
Autore
biografia:
È una storica dell'arte, ottimista ed empatica per natura. Immagina un mondo nel quale seminare gentilezza e provare felicità nelle piccole cose. Fin da bambina è innamorata delle storie, per The Eat Culture mangia libri e arte. Per aspera ad astra recita l'unico tatuaggio che ha sulla pelle. È lì per ricordarle che la strada che porta ai suoi sogni non sempre è facile ma qui non ci si arrende, mai.
