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Cosa ascoltare quando si ascolta sempre la stessa musica

Culture. Eat it

8 Ottobre 2020

storie di vita e di cultura

Cosa ascoltare quando si ascolta sempre la stessa musica. Gioie e dolori di Spotify.

di Sara Cartelli

Qualche settimana fa due giovani gemelli americani hanno riportato in classifica negli U.S.A. In The Air Tonight di Phil Collins. Come? Grazie a un video postato su YouTube in cui riprendono le loro reazioni mentre ascoltano per la prima volta la canzone. Il video (lo trovate qui), che in due mesi ha raggiunto 7,5 milioni di visualizzazioni, è solo uno dei tanti in cui i due si dedicano all’ascolto di brani a loro lontani per genere, sonorità o età anagrafica.

Mi è capitato spesso, soprattutto dopo il QuizZone del giovedì (per chi non sapesse cos’è: è un gioco che proponiamo su Instagram in cui chiediamo di indovinare titolo e autore di una canzone dal testo) che molti di voi mi dicessero: “Sara ma io la musica nuova non la conosco, i nuovi cantautori ad esempio, mi consigli qualcuno?”. Io all’inizio ci ho provato. Ero pure fierissima che qualcuno lo chiedesse proprio a me. Ma le risposte erano sempre più o meno quelle: “mi piacerebbe qualcuno come Brunori” oppure “come Levante”. E va bene che la musica oggigiorno è tutta uguale, che pare tutto piatto, ma Brunori e Lavante sono due cantautori senza cloni o replicanti. Ho provato pure a giocarmi la carta unicità del nuovo cantautorato italiano ribattendo con Motta. E ho perso sistematicamente, sempre. Perché? Facile, Motta non è Brunori e nemmeno gli si avvicina.

La situazione è questa: alla radio ascoltiamo bene o male determinate canzoni più e più volte. Dalla radio subiamo quello che io definisco “effetto trapano”. Ascolti un brano una volta, due volte, tre volte, quaranta volte. Alla prima non ti piace, fai pure la faccia stizzita, alla decima sei in macchina alle 8:00 del mattino che lo canti a squarciagola mentre stai andando al lavoro incurante degli automobilisti vicino a te. Sono canzoni costruite appositamente per entrarci in testa e non uscirne mai più. E poi ci sono Spotify e YouTube, nostri grandissimi amici, se non fosse che ci ritroviamo ad ascoltare sempre la stessa musica e quando ascolti indie italiano questo è molto evidente perché non sai più distinguere né “il chi” né “il cosa”. Io, ad esempio, ho passato tutta l’estate convita che Superclassico di Ernia fosse la nuova canzone di Coez. Non scherzo, però adesso non sbaglio più.

Spotify e Youtube sono abitati come Facebook e Instagram da algoritmi. Spotify ne ha addirittura tre che lavorano assieme per assicurarsi la vostra soddisfazione nell’ascolto. E avete ragione quando pensate che lui vi conosca meglio di vostra madre perché è così. La situazione è questa, avete immaginato la persona perfetta e adesso è lì con voi. È la vostra Discover Weekly, ed è solo vostra perché non ne esiste una identica ad un’altra, sono tutte diverse. L’esperienza è come quella all’inizio di una bella relazione amorosa, ti senti felice e appagato, è tutto esattamente come lo volevi. È qualcosa da scoprire (discover), è una novità che ci conforta e in cui effettivamente ci riconosciamo perché ci somiglia. Però, c’è sempre un maledetto però. Che esattamente come nelle relazioni amorose è il tempo. Perché quella persona così perfetta e magica, quella proprio come la volevi tu, è fin troppo come la volevi tu. Ad un certo punto tutto ciò che ascolti inizia ad appiattirsi e ad assomigliarsi. Oltre all’abitudine subentra la noia. “No, non ho detto gioia, ma maledetta noia” Califano docet. Come se ne esce? Ricercando la diversità, un altro genere, altre sonorità, altre voci, qualcosa da ascoltare compulsivamente a ripetizione per tutta la giornata, che ti stravolga e che sia tutto fuorché rassicurante.

Come spezzare l’incantesimo degli algoritmi (ovvero uscire dalla noia e scoprire nuova musica)

Questa è una lista che è sempre valsa e vale per me. In quanto personale potrebbe essere fallace e non immune da considerazioni differenti. Se avete soluzioni alternative vi prego di scrivermele qui o in direct su Instagram perché il confronto da queste parti è sempre ben accetto.

  • “Fregate” gli algoritmi

È un’espressione utilizzata recentemente da Andrea Colamedici di Tlon che mi è rimasta impressa. Riguardava l’informazione sui social; viviamo all’interno di una bolla che ci nutre di ciò che apprezziamo limitando di fatto la formazione di visioni o pensieri alternativi. Ciò vale anche per la musica. Quel “fregare” mi piace perché mi fa sentire potente e fa capire che la narrazione si può cambiare, che il finale non è già scritto. Basterebbe fare come i Twinsthenewtrend (i gemelli Youtuber americani) provando ad ascoltare un brano o un artista che riteniamo lontano da noi. Incredibilmente, potrebbe somigliarci.

  •  Date tempo alla musica

Certe canzoni e certi autori non sono fatti per essere ascoltati e immagazzinati. Hanno bisogno di tempo e di molti ascolti. Posso dirvi che tutti, ma proprio tutti, gli artisti che ora amo, al primo ascolto hanno provocato in me reazioni negative. Cose del tipo: “no dai no, sta roba non si può ascoltare”. Avevo semplicemente bisogno di capirli e anche di far abituare il mio orecchio e il mio cervello a sonorità che erano a loro distanti. Non sforzatevi ma “attendetevi”.

  • Cancellate gli snobismi

Posso dirlo? A tutti quelli de: “Io ascolto i Pink Floyd, i Queen, I Led Zeppelin, I Joy Division non sta roba qua”. Sì, può sembrare assurdo, ma è possibile uscire vivi dagli anni ’80. Imporre dei gusti, i propri gusti, restringe la sfera delle possibilità anziché allargarla. Il presente, se si ascolta bene, non è da buttare e i giudizi personali privi di argomentazione non aiutano a intavolare nessun tipo di discussione costruttiva. Anzi, la fanno morire sul nascere. Oltretutto è possibile ascoltare i Led Zeppelin e Calcutta senza fare nessun torto ai primi (che con tutta probabilità non si indignerebbero neppure).

  • Non andate ai concerti solo se conoscete tutte le canzoni di un autore/band a memoria

Le scoperte più straordinarie le ho fatte quando sono finita a un concerto per puro caso. Il concerto è come un’accetta. Se ti piace, amici per la vita, se non ti piace, amici come prima ma le tue canzoni probabilmente non le ascolterò più. Anche se il periodo non è propriamente dei migliori provate ad osare, il più delle volte resterete piacevolmente stupiti.

  • Parlate di musica con i vostri amici

Tutte le persone che conosco hanno gusti differenti in fatto di musica. Alle volte questi gusti si incontrano, altre si scontrano. Ma la cosa più bella è che ognuno ha una personalissima canzone che ama ed è sconosciuta ai più. Le persone a me vicine, nel corso anni, mi hanno aperto dei veri e propri mondi e le ringrazio infinitamente per questo. Cercate di capire cosa ascoltano i vostri amici, potreste scoprire cose assolutamente nuove per voi.

  • Siate curiosi

Questo è l’ultimo mio consiglio e forse è mastodonticamente banale. O forse no. Perché la musica non è solo quella che passa in televisione o alla radio. È un mondo. Un mondo fatto di gente che scrive e compone per vendere, intrattenere, spogliarsi dei propri fantasmi o per esprimere la propria visione. È un’arte. Non deve piacere a tutti per forza, non deve necessariamente andare incontro ai gusti del pubblico mainstream. Cercate la vostra musica, andate a fondo. Sono assolutamente sicura che qualcuno che non conoscete ma in cui potete riconoscervi è lì, pronto ad aspettarvi.

Photos: Sara Cartelli

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Sara Cartelli

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Sara Cartelli

biografia:

Copywriter, folletto tuttofare e mamma con una passione smisurata per la fotografia. La scrittura è una medicina che le permette di esprimere la propria personalità e far emergere la sua vera voce. Meglio di uno psicanalista. Alla perenne ricerca di una strada da seguire, al momento, preferisce perdersi.

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