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Che cosa vuol dire essere mamma di un cane?

Diario di una storia d’amore: io & Hachiko. 
Che cosa vuol dire essere mamma di un cane?

Culture. Eat it

22 Febbraio 2019

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Diario di una storia d’amore: io & Hachiko. 
Che cosa vuol dire essere mamma di un cane?

di Kristel Cescotto

Ciao, mi chiamo Kristel e sono mamma di un cane chiamato Hachiko da sei anni.

Chi crede nella reincarnazione immagina i rapporti tra le anime come un albero maestoso dotato di una chioma folta di foglie. Tu sei una di queste foglie, attaccata a un piccolo ramoscello attaccato a sua volta a un ramo più grande. E così via, sino al tronco.
Le altre foglie – poche – che si trovano sul tuo stesso ramoscello ti sono intimamente vicine. Con loro condividi i tuoi affetti più profondi. Una grande affinità e vicinanza ti unisce anche alle foglie del ramo più prossimo, con le quale condividi l’appartenenza a un ramo leggermente più grande. Ti sono pur sempre accanto, ma non quanto lo sono le foglie del tuo stesso ramoscello. E, via via che si considerano tutti gli altri rami dell’albero, sei legata indubbiamente a tutte queste altre foglie o anime, siete tutte figlie dello stesso albero, ma non così visceralmente legate come con quelle del proprio piccolo ramo.

Il tuo albero si trova in una magnifica foresta, piena di moltissimi altri alberi uguali al tuo, a perdi vista. Ogni albero è collegato agli altri attraverso il sistema di radici che affondano nel terreno. In questo modo, anche le foglie che potrebbero sembrare lontanissime tra di loro, e senza nulla da spartire, sono in realtà comunque interconnesse.

La verità è che sei collegata a tutte le foglie.

Probabilmente avrai già incontrato nelle vite precedenti le altre anime che sono ancorate ai rami più distanti dal tuo. È possibile che tu abbia già avuto delle relazioni con loro, seppur brevi. Anche un incontro di mezz’ora non sarebbe avvenuto a caso in quest’ottica, probabilmente ti ha insegnato qualcosa. O tu hai insegnato qualcosa.

Da quando nasciamo a quando moriamo ci connettiamo a parte di quella folta meravigliosa chioma.
Parte di quelle anime, foglie dello stesso albero, che in una vita precedente si sono perse  magari troppo presto, hanno avuto ora l’occasione di rincontrarsi.

Una di queste anime, attaccate al mio piccolo ramoscello sicuramente abita il mio cane, Hachiko.

Quando i nostri occhi si sono incrociati le nostre anime si sono immediatamente riconosciute.
Sei anni fa vivevo ancora con i miei genitori un week end sì e uno no, a Milano il restante tempo.
Mio padre – poveruomo – nulla potè nel vano tentativo di farmi desistere dall’accogliere in casa un secondo cane. Se ne era innamorato anche lui. Persino Shelly, la nostra barboncina vecchietta e abituata ad essere la regina di casa, seppur senza troppe cerimonie e con fare da matrona – “ok-siamo-in-due-ma-stai-nel-tuo” – se ne fece presto una ragione. E ogni tanto lo degnava pure di qualche gioco a due.
Insomma, dicevo, Hachiko era il più piccolo della cucciolata, e non sembrava nemmeno che i suoi fratellini gli fossero parenti. Se ne stava in un angolino remissivo e malinconico. E, io lo so, aspettava proprio me. Amore a prima vista.

Il mio cane mi ha insegnato l’amore, quello più puro, e la sofferenza, anche lei non da meno in termini di intensità.
Perchè con un cane ci giochi, ti fa compagnia, alza il morale nelle giornate grigie ma, anche – e soprattutto – un cane richiede una buona dose di responsabilità e sacrificio. Perchè non è il tuo cane solo quando rincorre la pallina in giardino.

È il tuo cane anche quando gli viene diagnosticata una gastrite cronica di origini psicosomatiche perchè è “troppo sensibile” e, banditi i mangimi industriali, cucinerai per lui quotidianamente il suo pollo con riso, zucchine e olio d’oliva – e glielo darai quattro volte al giorno. È il tuo cane quando ti alzi di soprassalto di notte perchè piange per il mal di pancia e ha bisogno delle tue coccole. È il tuo cane quando vedi che sta male e pensi sia un brutto attacco di mal di pancia, lo porti dal veterinario e ti dice che “non è niente”; pochi giorni dopo perde l’uso delle zampe posteriori, ha una brutta ernia mal diagnosticata.
È il tuo cane quando venderesti anche i gioielli della nonna pur di pagare l’operazione alla schiena, a patto di vederlo stare bene. È il tuo cane quando il neurologo ti dice che c’è solo la remota possibilità che, nel migliore dei casi, torni a camminare per qualche metro e, ad oggi, lui corre e salta come se quell’ernia appartenesse a un’altro corpo, non di certo al suo. Il potere di una medicina chiamata Amore.

È il tuo cane quando lo ringrazi di averti insegnato cos’è quella roba chiamata senso di responsabilità nei confronti di altro che è diverso (e dipende) da te, di averti insegnato il rispetto.

È il tuo cane ma non è solo un cane. È rifugio per la gioia.

Mi ritengo molto fortunata. La mia vita sino ad oggi è scorsa serena, felice e tranquilla, senza intoppi e sofferenza alcuna.
Ho la fortuna di avere accanto a me ancora tre nonni su quattro, e il nonno che oggi non è più qui con me, se n’è andato quando la spensieratezza della giovane età era balsamo per la morte.
Non ho mai conosciuto di persona Sofferenza. Eppure, il periodo in cui Hachiko stava male, molto male, la mia felicità era sprofondata in un baratro buio dal quale non scorgevo via di scampo, un mal stare che mai avevo provato prima di allora. Questo piccolo esserino peloso mi ha dimostrato sino a dove si può spingere il mio spettro emotivo, nel bene e nel male.
“E pensa quando avrà figli” starai pensando. Me lo dico anche io – e non che la cosa non mi spaventi per certi versi. Ma Hachiko è una grande scuola, un asilo nido, ma pur sempre una scuola.

Hachiko ha molte case delle vacanze. Molti amici. Ognuna con una sua cuccia. Quella della zia, quella della nonna Ester, quella di mia suocera – sì, io sarò mamma di un cane ma loro sono certamente nonne di un cane – quella dei miei genitori. Lo amano tutti alla follia. Amano me un po’ meno quando in vacanza chiamo due volte al giorno chiedendo di lui prima che di loro.

Ai cani manca solo la parola.

Periodicamente Coinquilino del Cuore ripropone la fatidica locuzione “Gli manca solo la parola”. Ho letto uno studio che sfata anche questo fatto apparentemente oggettivo. A quanto pare capiscono 600 parole oltreché fare uno sforzo immane per capire cosa vogliamo. Un robot di Google presto potrà comprendere un milione di vocaboli. Ma 600 parole negli occhi di un cane possono compiere magie inenarrabili, che vanno ben oltre i prodigi espletati dalla tecnologia.

Scimmioni e lupi

Agli albori della società esistevano scimmioni e lupi. Poi l’evoluzione ha dato alla luce uomini e cani.
I cani hanno iniziato a seguirci per godere degli avanzi della caccia; poi noi abbiamo iniziato a seguire loro per trarre vantaggio dalle facoltà del loro naso portentoso, in grado di condurci a succulente prede. O forse il contrario, chissà. Fatto sta che la simbiosi va avanti oramai da qualche anno. E, ad oggi, il loro tartufo meraviglioso, continua a sfamare la nostra fame di likes su Instagram. Cani, tramonti e bambini dice il marketer. Ma è proprio il mistero di questo reciproco adattamento ad ammantare d’incanto questa storia.

I cani sono neotenici

Il fatto della neotenia cerca di dare corpo razionale a un rapporto simbiotico che è intelligibile solo se filtrato dal cuore. A quanto pare infatti, sono stati i loro occhi a scatenare i nostri istinti di protezione. Lo sguardo dei cani ha così continuato a ipnotizzarci lungo i secoli.
La scienza dice questo: i cani sono “neotenici”. Il che significa che i cani mantengono le caratteristiche proprie dei neonati anche in età adulta. Una tra tutte i loro occhi. Se ci pensate rimangono sproporzionatamente grandi rispetto al muso, anche in età adulta.
Avremmo selezionato in natura il nostro migliore amico affinché godesse per sempre di uno sguardo dolce. Dicono che il cane fu, sin dalla proto storia, un primitivo peluche da accudire e nutrire, un simulacro del figlio.

Per l’amore del cielo, essere sicuri che sia andata davvero in questo modo è come chiedersi se quando un albero cade nella foresta (per restare in tema) e nessuno lo sente faccia rumore. Non lo sapremo mai, ma ci fidiamo.

Angeli con le zampe

Solo per dire che ciò che conosco sull’amore lo devo anche a quella finestra sul cuore che un piccolo angelo dotato di zampe e coda è riuscito a spalancare.

Se dai amore a un cane, lui te ne restituirà sempre il doppio. Perchè l’amore non è laconico.
È immenso. Infinito. Universale.
Parla tutte le lingue e capisce tutti gli sguardi, vibra sulla pelle e si dipana nel cuore.

Amore non è solo una parola buttata lì, un cliché da onorare su una tela, sullo schermo o sulle pagine. Magari non è solo frutto di attrazione o romanticismo. Forse Amore è un amico, un compagno per la vita, qualcuno che ti capisce, qualcuno che per te c’è sempre, anche quando dai il peggio di te. Forse Amore è Hachiko.

Per chi come me ha in casa un pelosetto tanto sensibile e con problemi di gastrite cronica – lungi da me sostituirmi al vostro veterinario – noi abbiamo risolto (e non dopo parecchie corse in clinica e cambio di veterinari) integrando l’alimentazione casalinga con un integratore 100% naturale a base di Hericium, zenzero, liquirizia e bava di lumaca. Per Hachiko ha fatto miracoli!

Photos: Sara Cartelli

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Autore

Kristel Cescotto

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Kristel Cescotto

biografia:

Cogitatrice impegnata, praticante dell’Amore Universale, su di lei nemmeno una nuvola. A 30 anni non ha ancora la minima idea di come vuole essere a 32: una, nessuna ma forse non centomila. Grazie al cielo tutto scorre. Panta rei. E alla fine, come in uno splendido giardino Bahai, verrà estasiata da un’illuminazione. E vivrà per sempre felice e contenta.

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