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I am the Walrus dei Beatles. Storia e significato della canzone.

Culture. Eat it

10 Giugno 2020

leggi come suona

I am the Walrus: la poesia, la musica, il senso delle parole. Una risposta a tanti perché.

di Sara Cartelli

Io sono l’uomo uovo
Loro sono gli uomini uovo
Io sono il tricheco

Non credo basterebbe un articolo per spiegare perché i Beatles, probabilmente, sono la più grande band di tutti i tempi. Quattro uomini che hanno rivoluzionato il modo di fare pop e di essere un gruppo. Se rientrate nel partito degli indecisi, quelli che ancora non capiscono “come mai”, forse un brano in particolare potrebbe farvi cambiare idea.

I am the Walrus. Io sono il tricheco.

L’autore è John Lennon e questa canzone a parer della critica è considerata il suo apice compositivo. Un brano ispirato dai suoi ricordi d’infanzia e, in particolare, dal poema “The Walrus and the Carpenterdi Lewis Carroll, contenuto nel seguito di Alice nel paese delle Meraviglie ovvero Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò. La poesia, capolavoro del nonsense, è stata ripresa anche nella versione cinematografica della Disney dove viene recitata ad Alice da Pinco Panco e Panco Pinco.

È giunto il momento”, disse il tricheco,
“Di parlare di molte cose:
Di scarpe – di barche – e ceralacca –
Di cavoli – e re –
E del perché il mare stia ribollendo,
E se i maiali abbian le ali.

Lennon scrisse I am the Walrus, una canzone solo apparentemente priva di senso, per ingannare pubblico e critica, ammaliato dai testi criptici di Bob Dylan e dopo aver scoperto che le canzoni dei Beatles erano oggetto di studio e analisi nella scuola che aveva frequentato da ragazzo. Proprio sull’analisi di “The Walrus and the Carpenter” ammise:

Per me era solo una poesia carina. Non mi ero mai messo a cercare di interpretare cosa volesse significare veramente, come invece fanno le persone con le canzoni dei Beatles. Poi, ci riflettei e tornai a leggere il poema e realizzai che era il tricheco il cattivo della storia, mentre il falegname era quello buono. Pensai, oh merda, ho scelto il tizio sbagliato. Avrei dovuto dire: “sono il falegname”. Ma non sarebbe stata la stessa cosa, vero?

I am the Walrus: il senso del nonsense

Composta in tre momenti differenti (la prima e la seconda strofa vennero scritte mentre era sotto l’effetto di acidi, mentre il resto della canzone dopo aver incontrato Yoko Ono) I am the Walrus nasconde dietro all’apparente surrealità e mancanza di senso diversi riferimenti culturali, politici, religiosi e personali.

Il verso di apertura (I am he as you are he as you are me and we are all together/ Io sono lui come tu sei lui come tu sei me e noi siamo tutti insieme) è estratto da “Marching to Pretoria” una canzone popolare inglese nata durante le guerre anglo-boere che recita I am he as you are he as you are me and we are all together. Segue del perfetto nonsense in stile Carroll (sitting on a corn flake/seduto sopra un fiocco di mais), un riferimento al repertorio degli stessi Beatles (See how they fly like Lucy in the sky/ Guarda come volano come Lucy nel cielo) e una filastrocca inglese che Lennon recitava da bambino (Yellow matter custard dripping from a dead dog’s eye/Crema pasticcera materia gialla che scende dall’occhio di un cane morto).

Versi apparentemente casuali e confusi che nascondono anche un’accesa critica alle istituzioni e alle élite britanniche, al sistema culturale e alla scuola, colpevole di soffocare la creatività dei suoi studenti. Critica che si ritrova in particolar modo nelle ultime due strofe della canzone:

Expert textpert choking smokers,
Don’t you think the joker laughs at you?
See how they smile like pigs in a sty,
See how they snied.
I’m crying.

Semolina pilchard, climbing up the Eiffel Tower.
Elementary penguin singing Hari Krishna.
Man, you should have seen them kicking Edgar Allan Poe.

Qui Lennon opera diversi attacchi frontali, il primo ai burocrati che sorridono come maiali in una stalla (see how they smile like pigs in a sty), all’ispettore sergente Norman Pilcher (definito Semolina pilchard) colpevole di aver arrestato alcuni membri dei Rolling Stones per uso di sostanze stupefacenti e al poeta Allen Ginsberg per la sua infatuazione verso le religioni orientali (Elementary penguins singing Hare Krishna).

Il verso però che ha creato più discussione tra critici e appassionati musicali è sicuramente quel “goo goo g’joob” che chiude il ritornello. Alcuni sostengono che sia tratto dal “googoo goosth” di Finnegans Wake, ultimo romanzo di James Joyce, altri che sia riferito al simbolismo animale Inuit, altri ancora che sia da riferirsi alla musica popolare ed in particolare al boop-boop-a-doop della pin up più famosa della storia, Betty Boop, ricordato soprattutto per essere parte del brano I Wanna be Loved by You di Marilyn Monroe.

Ma non finisce qua, perché per stuzzicare ulteriormente le fantasie di ascoltatori e letterati, alla fine della canzone è stato inserito un frammento dell’edizione radiofonica, trasmessa dalla BBC, del Re Lear di Shakespeare. Ciò scatenò i complottisti del “Caso McCartney” che ritenevano che quel “O morte, morte che arrivi innanzi tempo!” pronunciato da Oswald fosse la dimostrazione della morte di Paul McCartney e che il McCartney che noi tutti conosciamo sia in realtà un sosia.

I am the Walrus è un piccolo capolavoro di significato (o meglio di significati). È una canzone che si presta a diverse interpretazioni, analizzabile su molteplici livelli. Tuttavia ogni nostra possibile interpretazione si scaglia contro i limiti dell’interpretazione stessa.

Ma allora cos’è I am the Walrus?

Forse, come voleva lo stesso Lennon, per una volta dobbiamo smettere di analizzare i testi al millimetro, perché ogni canzone viene riempita di significato da chi la ascolta, assumendone sempre di nuovi. C’è sempre una grandissima distanza tra il significato attribuito dall’artista e il significato recepito.

Ed è proprio questa dopotutto la magia della musica. Oppure no?

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Autore

Sara Cartelli

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Sara Cartelli

biografia:

Copywriter, folletto tuttofare e mamma con una passione smisurata per la fotografia. La scrittura è una medicina che le permette di esprimere la propria personalità e far emergere la sua vera voce. Meglio di uno psicanalista. Alla perenne ricerca di una strada da seguire, al momento, preferisce perdersi.

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