
Culture. Eat it
21 Novembre 2016
Trovare le parole “arte” e “fragili” in una frase dal piglio positivo è strano tanto quanto parlare di una felicità che dura nel tempo, eppure Alessandro D’Avenia ci ha provato nel suo nuovo libro L’arte di essere fragili.
Accade così che un poeta, che nella memoria di quasi tutti gli studenti del liceo è ricordato come pessimista e sfortunato (un perdente insomma), viene per la prima volta scelto come interlocutore dal quale trarre spunto per condurre un’esistenza felice: Giacomo Leopardi.
D’Avenia ne è folgorato e folgora tutti con riflessioni che ci mostrano, in questo scambio epistolare senza tempo, un lato del poeta di Recanati che fino ad oggi nessuno ha mai raccontato. È un’opera difficile da catalogare ma che fuori da ogni classificazione (perché cosa importa se è un giallo o un romanzo di formazione quando parla della vita di chiunque di noi!) ricerca la bellezza anche quando incontra la delusione, la fragilità, il dolore, la perdita. È la passione a smuovere Leopardi, quella sofferenza – come ci ricorda l’etimologia latina – che non vogliamo più provare per raggiungere ciò che ci piace, ciò che ci rende felici. Se è vero che non ci appassioniamo, non sogniamo e davanti agli ostacoli ci fermiamo o preferiamo raggirarli, D’Avenia/Leopardi ci parla dell’arte della riparazione: quando oggi scegliamo di buttare ciò che non ci piace più o che si è rotto e acquistare qualcosa di nuovo, perché sistemarlo significherebbe lasciare visibili le crepe, non vediamo che “dietro quella crepa si nasconde la luce”. Se siamo fragili forse occorre solo “maneggiarci con cura”, donarci quell’attenzione capace di farci sentire amati, preziosi, affindandoci all’altro e lasciando che qualcuno si prenda cura di noi.
Il libro di Alessandro D’Avenia merita di essere letto a prescindere da ciò che potrei scrivere io, per questo – se non vi ho ancora convinto – concludo con le parole dell’autore:
queste pagine non contengono soluzioni semplici, perché semplice la vita non lo è mai, e non lo è stata per Leopardi in particolare, ma suggeriscono come un po’ più semplici potremmo essere noi.
Mostrarsi fragili da oggi potrebbe essere più facile. Grazie prof. D’Avenia!
Durata della lettura: tre notti al chiaro di luna
Ph. Sara Cartelli
© The Eat Culture
Autore

biografia:
È una storica dell'arte, ottimista ed empatica per natura. Immagina un mondo nel quale seminare gentilezza e provare felicità nelle piccole cose. Fin da bambina è innamorata delle storie, per The Eat Culture mangia libri e arte. Per aspera ad astra recita l'unico tatuaggio che ha sulla pelle. È lì per ricordarle che la strada che porta ai suoi sogni non sempre è facile ma qui non ci si arrende, mai.