Culture. Eat it
13 Ottobre 2015
Il tempo è un concetto che mi ha sempre affascinata.
È quella dimensione nella quale misuriamo gli eventi della vita. Se scorre veloce ci stiamo divertendo e non ci basta, se sembra fermarsi ci stiamo annoiando e vorremmo volasse; ne abbiamo poco e corriamo, ne abbiamo troppo e pensiamo a come “farcirlo”. Ci affanniamo tanto ma non siamo mai NEL tempo.
Gli inglesi usano lo stesso termine – present – per indicare il tempo presente e il regalo ricevuto. Essere qui ed ora è in effetti un dono. Concedere del tempo all’altro per ascoltarlo, per condividere una gioia o un dolore è diventato qualcosa di prezioso, da non dare per scontato, per cui ringraziare l’altro. Troppo spesso impieghiamo il presente per fare progetti futuri, che diventati a loro volta presente non sono più di nostro interesse. Il tempo non si fa vedere eppure esiste attraverso ciò che cambia, attraverso l’invecchiamento di un oggetto o l’evoluzione di un sentimento.
Nel romanzo di David Nicholls, Un giorno, i protagonisti hanno provato a fermare il loro intervallo di tempo ad Edimburgo ogni 15 luglio dal giorno del loro primo incontro. La storia di Emma e Dexter inizia l’ultimo giorno di università, ad un passo dalla vita adulta. Il 15 luglio 1988 segnerà l’inizio ma non la fine. Sarà il loro primo addio ma non l’ultimo, anche se qualcuno si rivelerà più faticoso di altri.
Quella di Em e Dex è la storia di un per sempre da 24 ore.
Ci riesce difficile pensare ad un domani che non arriverà perché è nella nostra natura costruire rapporti, fare programmi, avere seconde opportunità… ma mi sento di condividere le parole della “mia” Emma che dice vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, di solito il consiglio era questo, ma chi aveva l’energia sufficiente per farlo? E se pioveva o eri di cattivo umore? Era poco pratico. Molto meglio cercare di essere coraggiosi e audaci e cambiare le cose in meglio. Non proprio il mondo, ma il pezzettino intorno a te.
Durata della lettura: 5 sere per qualche oretta
Photography: Sara Cartelli.
© Immagini The Eat Culture.
Autore
biografia:
È una storica dell'arte, ottimista ed empatica per natura. Immagina un mondo nel quale seminare gentilezza e provare felicità nelle piccole cose. Fin da bambina è innamorata delle storie, per The Eat Culture mangia libri e arte. Per aspera ad astra recita l'unico tatuaggio che ha sulla pelle. È lì per ricordarle che la strada che porta ai suoi sogni non sempre è facile ma qui non ci si arrende, mai.
