
Culture. Eat it
30 Gennaio 2018
Inizia tutto dal corpo e finisce col corpo.
No, non è “solo” una questione di vita o di morte, ma un dato di fatto.
Il corpo che abito non è un involucro che mi porta qua e là nel percorso della mia esistenza. Il mio corpo è ciò che mi appartiene davvero.
Appartiene a me, alle mie scelte e alla mia vita. Appartiene ai miei gusti, alle mie voglie, ai miei fallimenti.
Cambia con me e nelle varie stagioni della mia esistenza è parso più giovane o più vecchio. Più snello e accattivante o comodo e rassicurante.
Il mio corpo ha il pregio d’essere il mio maggior maestro: mi ha insegnato la pazienza, la costanza, la forza di volontà nel volermi prendere cura di lui, allenarlo, nutrirlo adeguatamente, rifiutandomi di intossicarlo.
Mi ha insegnato a tacere e ad ascoltare, ascoltare lui, perchè in certe circostanze ha saputo più di me.
Ha saputo dirmi basta quando non riuscivo più a toccare cibo ed ero perennemente tesa verso qualcun’altro ma mai verso di me.
Ha saputo dare inizio a passioni sconvolgenti, ha saputo viverle.
È crollato quando mi ha considerata troppo lontana da me stessa e mi ha costretto a fare un passo indietro. Il corpo che abito veicola la fatica, il piacere, il dolore.
Rappresenta la membrana permeabile che mi consente di sapere come è fatta la vita.
Il corpo è presenza, contatto. Un corpo può diventare dipendenza. Può mancare, mancare come fosse una parte del tuo quando non c’è più o si allontana.
Il corpo è ricordo: cicatrici e tatuaggi, una scottatura della moto, il segno di un morso durante la passione.
Il corpo è consigliere.
Ci dice sempre dove stiamo bene, bene davvero. Bene con ogni sua fibra.
Il corpo sa qual è la pelle contro cui sarà sempre naturale stare.
Un contatto in cui il confine si perde e un altro perimetro viene costruito, diventa casa. Un luogo da cui ci si può distanziare ma in cui si torna sempre perchè abita in noi.
Autore

biografia:
Community Manager con la passione per la sociologia, vive da sei anni tra Padova e Milano. Una volta scrisse una strampalata teoria sulla Matematica, su di un compito di Matematica. Prese zero e il prof. le disse che doveva trovare sfogo alla sua troppa fantasia se voleva abitare nel mondo reale. Comprò un block notes e iniziò a scriverci tutto quello che le passava per la testa, nacque così l’amore per la scrittura, l’amore per l’espressione.