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Pemberley Pond interview

Culture. Eat it

15 Febbraio 2017

arte

Talking point: tra arte, letteratura e artigianato con le Pemberley Pond

di Sara Cartelli

Sorelle, artiste, artigiane e padrone di casa Pemberley Pond. Mi sono imbattuta in Lalla e Luisa un giorno, per puro caso, su Instagram. È stato amore a prima vista. Un colpo di fulmine artistico. Potrei dirvi tantissime cose ma oggi lascerò che siano loro a farlo, con le loro parole.

 

o1. Ciao Laura e Luisa. Innanzitutto complimenti per il vostro lavoro, è davvero meraviglioso. Voi siete due sorelle, due artiste, due artigiane. Luisa è scrittrice e si occupa di calligrafia, mentre Laura è decoratrice e illustratrice. Siete un concentrato di pura creatività al 100%! Quando avete deciso di unire le vostre competenze? Com’è nato il progetto Pemberley Pond?

Grazie davvero! In verità io e Luisa siamo un po’ delle gemelle mancate. Ci sono due anni di differenza tra me e lei, ma sono sempre stati poca cosa. Abbiamo sempre fatto quasi tutto insieme e tra noi non ci sono mai stati veri contrasti. Lei è quella un poco più organizzata e razionale per certi aspetti, io sono un po’ più svagata, ma essendo molto simili di carattere e gusti, per noi è venuto piuttosto naturale lavorare insieme… anche se come avete sottolineato, ognuna di noi si è ritagliata un po’ il suo campo specifico con il tempo, cosa che ci permette una certa autonomia e libertà di azione. Per quanto riguarda il progetto di Pemberley Pond eravamo reduci da un periodo un po’ particolare. Lavorare per altri incominciava ad andarci stretto (12 anni di illustrazione scolastica potrebbero rinscemire chiunque) e la squadra con cui avevamo lavorato per anni si era sfaldata in un sentimento generale di pessimismo cosmico. Era ora di fare qualcosa di nostro, su cui avessimo pieno controllo e che ci appassionasse. Jane Austen è stato il primo ovvio mattone di questo progetto perché ne eravamo innamorate (e lo siamo ancora) e perché era abbastanza famosa da aiutarci a promuovere il nostro lavoro. Già in passato avevamo provato a creare dei progetti personali, ma erano naufragati nel nulla senza essere mai visti da nessuno. Avendo saputo allora tutto quello che abbiamo imparato in questi anni di Pemberely Pond, probabilmente il discorso sarebbe stato diverso. Ma eccoci qui. E’ stato un percorso un po’ lungo, ma che sta piano piano dando i suoi frutti.

o2. Jane Austen, Sir Arthur Conan Doyle, Charlotte Bronte, Lucy Maud Montgomery… siete amanti dei grandi classici della letteratura. I libri sono i vostri protagonisti, la vostra fonte d’ispirazione. Ma come si sviluppa il vostro processo creativo? Come un libro dà vita all’hand lettering o ad un’illustrazione?

Prima di tutto è doveroso dire che siamo concentrate sui classici non solo perché ci piacciono moltissimo, ma anche perché sono liberi da diritti d’autore e questo facilita le cose. Altrimenti ci vedreste sconfinare in ogni dove. Per esempio io (Lalla) adoro il genere Young Adult e poterci lavorare sopra sarebbe davvero esaltante per me. Un sogno per il futuro magari?
Per quanto riguarda la parte più illustrativa dei nostri lavori, a me piace molto dare un tocco un po’ ironico e divertente alle storie e ai personaggi. Non siamo mai troppo seriose (anche se per certi versi siamo grandi fan di sano melodramma) anche perché i grandi classici sono così amati e famigliari che permettono un approccio quasi scherzoso. Penso sempre a loro con divertita tenerezza. Se penso a Darcy per esempio non mi viene da sospirare… quanto da ridere! Colin Firth nella sua bellissima interpretazione? Mi fa spaccare dalle risate. E’ strano? Eppure io lo dico con tutto il rispetto possibile. Quindi solitamente cerchiamo di divertirci con i nostri lavori. Per quanto riguarda l’hand lettering che popola i nostri poster, il discorso è diverso proprio per la natura di quest’arte. La scelta di un carattere e di uno stile si associa a sentimenti ed emozioni diverse. Quindi è bello giocare con epoche diverse e caratteristiche diverse di personaggi e opere. E’ sempre una sfida nuova e divertente cercare quali forme e colori siano più adatti.

o3. Il mondo della creatività, dell’handmade e dell’arte sta vivendo un bel periodo. Là fuori ci sono un sacco di progetti bellissimi. Cosa consigliereste a chi si sta affacciando adesso a questo mondo?

Noi banalmente consigliamo sempre di lanciarsi in qualcosa che nasca dal cuore. Da una passione vera. Con questo non intendo che si debba per forza creare qualcosa che sgorghi direttamente dall’anima, che sia puro impeto artistico. Per carità, in caso fosse così, avanti tutta. Intendo che deve essere qualcosa che diverta davvero, che renda entusiasti. Che faccia venir voglia di parlarne e di condividere. Ma un pochino bisogna anche essere disposti a strizzare l’occhio al mercato, perché altrimenti l’emergere diventa doppiamente difficile e doppiamente lungo. Un altro consiglio ovvio è avere pazienza. E’ vero che alcuni sfondano nel giro di poco tempo, ma la maggior parte deve lavorare piano piano per riuscire ad arrivare dove vuole. E per finire è una gran buona idea circondarsi di persone che stiano compiendo lo stesso percorso, che stiano lavorando duro per raggiungere un obiettivo. Il confronto reciproco, il supporto morale e una bella scrollata quando c’è bisogno di una svegliata, sono davvero importanti.

o4. Nel blog abbiamo una rubrica intitolata “il libro sul comodino”. Quale libro non potrebbe mai mancare sul vostro comodino e perché?

Domanda troppo difficile! Il comodino dovrebbe per lo meno assomigliare ad una libreria. In verità non siamo appassionatissime delle riletture forsennate. Sicuramente i libri della Austen li abbiamo letti e riletti fin troppe volte, ma anche per ragioni di lavoro. E’ indubbio che sia molto affascinante rileggere un libro a distanza di anni e vedere come le reazioni cambino diametralmente. Però in generale, essendoci là fuori così tanti libri da leggere, ci piace provare sempre qualcosa di nuovo. Ci sono due libri a cui facciamo molto riferimento in questo periodo e sono Anna dai Capelli Rossi e Foglie d’erba di Whitman. Cosa li accomuna? Uno sconfinato entusiasmo. Un’amore e una meraviglia per tutte le cose davvero contagiosi.

o5. The Eat Culture è un blog tematico e questo mese vede protagonista “la maschera”. Con il vostro lavoro date forma e colore all’immaginazione e per questo, per me, siete due supereroine. Se doveste indossare una maschera chi vi piacerebbe essere, anche solo per un giorno?

Lalla: io indosserei la maschera di una brava musicista. Non uno in particolare. Basterebbe che facesse parte di un’orchestra. Poca cosa insomma! Magari una violoncellista andrebbe bene. Mi piace molto l’immediatezza delle emozioni che la musica trasmette e sceglierei un’orchestra perché sarebbe bello lavorare con così tante persone fino a trovare un’energia ed un equilibrio comune.

Luisa: se dovessi indossare una maschera e essere qualcun altro, probabilmente mi piacerebbe essere il mio giocatore di tennis preferito, Roger Federer. Il gioco del tennis è affascinante. All’interno di una partita ad alto livello un giocatore ha momenti di gioco splendido e momenti di difficoltà profonda che deve superare. In special modo Federer ha, per la sua esperienza e la sua bravura, a disposizione una gamma di soluzioni che gli permettono in molte occasioni di ribaltare situazioni che sembrano ormai compromesse. Spingendosi al limite del proprio gioco e della propria volontà. Che cosa si prova? Cosa si pensa in quelle occasioni? Ecco mi piacerebbe saperlo.

 

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Pemberley Pond intervista

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Image Courtesy Pemberley Pond
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Sara Cartelli

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Copywriter, folletto tuttofare e mamma con una passione smisurata per la fotografia. La scrittura è una medicina che le permette di esprimere la propria personalità e far emergere la sua vera voce. Meglio di uno psicanalista. Alla perenne ricerca di una strada da seguire, al momento, preferisce perdersi.

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