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Sguardo - Con la cultura si mangia

Culture. Eat it

2 Novembre 2020

menù degustazione

Lo sguardo

di Kristel Cescotto

Lo sguardo nasconde e protegge, schiude e riflette aprendo un varco sulla realtà.
Modifichiamo il nostro sguardo, con eyeliner e mascara. Porgiamo occhiatacce a fronte di un disappunto, facciamo l’occhiolino in segno di empatia. Chiudiamo gli occhi, quando ciò che vedono è troppo crudo. Li spalanchiamo davanti al bello inatteso.
Bramiamo uno sguardo che sia il più ampio possibile ma non ci accorgiamo di indossare un paraocchi. Celiamo quello più intimo, quando indossiamo una maschera. 

Vivo tra forme luminose e vaghe
che ancora non son tenebra.

Jorge Luis Borges, Elogio dell’ombra

In questo tempo strano, mi trovo spesso ad interpretare simultaneamente il ruolo di attrice e spettatrice, raramente mi sento regista.
Capita di sentirmi come Jaques Aumont raccontava nel suo scritto “L’occhio interminabile”: cornice e storia sono entrambi il risultato di un certo vagabondare dello sguardo sui fenomeni che era tanto caro a Godard.

Questo sguardo oggi lo sento stanco, al capolinea. Fine della sua onnipotenza, cala la palpebra. 

Lo sguardo al cinema e a teatro – seppur fisso e delimitato – irradia e rende visibile, avvicina mondi altri e li rende presenti. Quando guardiamo un film, quando assistiamo alla rappresentazione di una pièce, ci è concesso per quel tempo di varcare la soglia, di oltrepassare il confine e mettere piede in un universo altro, diverso dal nostro. 

Questo maledetto Coronavirus ci sta costringendo a fare a meno anche di quello sguardo – in una certa misura già morto da tempo. Sopravvive in noi come residuo di meraviglie passate, ma non funziona più.
Il cinema delle origini nasce da un lutto simile a quello che stiamo vivendo, culturalmente parlando, oggi: l’occhio si trasforma in un simulacro in cui permane la forma di ciò che è stato, ma non è più in grado – e forse nemmeno lo vuole – di cogliere il mondo. 

Non più shock stupendevoli a meravigliarci occhi e mente, gran parte di ciò che può essere fatto lo è stato già. 

Ci siamo assuefatti di “guardare”?
Siamo forse dei voyeur le cui fantasie si sono assopite?
Com’è che siamo diventati tanti Alex al momento della cura Ludovico, com’è che non riusciamo più ad indignarci il giusto davanti all’ingiustizia e ci angosciamo per il superfluo? 

Forse ne abbiamo viste davvero troppe, abbiamo passato il confine dell’abbastanza. 

La medicina è la cultura tutta. 

In questo tempo sospeso però, i centri commerciali sono aperti. I cinema sono chiusi, i teatri sono chiusi. Chiudere questi luoghi fa il paio con il chiudere il cervello, serrare lo sguardo al Paese. 

La cultura è fondamentale come è fondamentale il cibo per riempire lo stomaco.

Tutti i lavoratori della cultura sono umani, gli umani devono mangiare, i lavoratori della cultura devono mangiare. Un sillogismo per dire che quegli stomaci ora sono vuoti. Vuoti come il nostro sguardo davanti a un sipario chiuso. 

In questo lunedì di novembre uggioso, voglio scorgere il sereno all’orizzonte. Voglio sperare di trovarmi presto al cospetto del velluto rosso di un sipario che si apre, di luci in sala che si spengono, di uno schermo che da bianco si popola magicamente di mille storie e colori. 

In questo novembre vogliamo conoscere cosa c’è dietro al vostro sguardo, quali pensieri si celano nei vostri occhi, quale il vostro modo di vedere le cose. Desideriamo carpire più punti di vista diversi possibili.
Dove si appoggia il vostro sguardo oggi? Dov’era invece ieri, dove sarà domani?

Se vi va raccontatecelo all’hashtag #dietrolosguardo. Noi come sempre vi aspettiamo qui nel blog, su Instagram, su Facebook e su Twitter. 

Photos: Sara Cartelli

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Autore

Kristel Cescotto

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Kristel Cescotto

biografia:

Cogitatrice impegnata, praticante dell’Amore Universale, su di lei nemmeno una nuvola. A 30 anni non ha ancora la minima idea di come vuole essere a 32: una, nessuna ma forse non centomila. Grazie al cielo tutto scorre. Panta rei. E alla fine, come in uno splendido giardino Bahai, verrà estasiata da un’illuminazione. E vivrà per sempre felice e contenta.

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