
Culture. Eat it
8 Marzo 2017
L’arte dell’hand-lettering racconta fotografie e volti nel progetto Silhouettes di Hannah Reynolds.
Troppe parole dispregiative e d’odio ci accompagnano ogni giorno. Basta aprire Facebook, niente di più facile. Qualcuno pensa sia normale perché ormai leggere certe cose non fa più indignare, scivola addosso, è diventata un’abitudine. Ma non è un’abitudine sana, è come una relazione che si trascina avanti stanca da troppo tempo. Quel tipo di relazione che da complici vi porta a diventare estranei facendo sembrare, nel momento in cui vi lasciate, la vita improvvisamente più bella e divertente.
Ecco, forse la vita potrebbe sembrare più bella e divertente anche se abbandonassimo un certo tipo di linguaggio tossico che avvelena tutti, sia chi lo pronuncia e sia chi lo riceve.
Chiudendo la parentesi piccolo sfogo, pensiero personale, siccome sono una persona che detesta le generalizzazioni (del tipo si stava meglio quando si stava peggio o i giovani d’oggi non sono quelli di una volta) ho deciso di scavare nella rete per trovare delle parole positive, d’incoraggiamento. Le ho trovate e non è neanche stato così difficile.
Le parole di cui vi parlo oggi sono scritte a mano, con la nobile arte dell’hand-lettering.
Amo la calligrafia. Amo chi sa scrivere bene, perché è un’arte a tutti gli effetti come saper disegnare o dipingere. Per questo sono andata immediatamente in brodo di giuggiole quando ho visto il progetto Silhouettes “Words in Human Form” di Hannah Reynolds.
Parole positive, d’incoraggiamento che delineano volti (e non solo) per ricordarci che in parte, siamo le nostre parole. Che le parole possono aiutarci e motivarci. Che possiamo riempire il web dei nostri pensieri più nobili e potenti. Che il linguaggio può essere arte e bellezza, musica e visione.
Se volete saperne di più sul progetto Silhouettes “Words in Human Form” vi invito a sbriciare Pommel Co., il blog di Hannah Reynolds. Ci troverete tanta bellezza e molte fonti d’ispirazione!
Immagini via Pommel Co.
Autore

biografia:
Copywriter, folletto tuttofare e mamma con una passione smisurata per la fotografia. La scrittura è una medicina che le permette di esprimere la propria personalità e far emergere la sua vera voce. Meglio di uno psicanalista. Alla perenne ricerca di una strada da seguire, al momento, preferisce perdersi.