La poesia delle piccole cose

Siamo stati privati della routine e ne abbiamo inventata una nuova.

Siamo stati allontanati dai nostri cari, per chiamarli più spesso di quanto non facessimo prima.

Siamo stati isolati dagli amici ma abbiamo scoperto modi alternativi per tenerci in contatto.

Abbiamo trascorso quasi due mesi da soli, e non è stato facile.

Abbiamo trascorso quasi due mesi con la stessa compagnia, e non è stato facile.

Non possiamo ancora
abbracciarci,
sfiorarci,
darci una pacca sulla spalla,
stringerci la mano,
baciarci,
strattonarci per gioco,
confortarci,
darci una carezza
e chissà quanto altro.

Non sappiamo a quante cose abbiate dovuto rinunciare o come siate usciti da questa quarantena, se ne siate usciti veramente o se nonostante tutto vi sentiate ancora prigionieri o stranieri nel mondo.

Ci sono però cose che davamo per scontate che stanno assumendo significati nuovi, e poi ci sono quelle vecchie “piccole cose” che prima non avevamo il tempo di apprezzare e alle quali ora, dopo averle assaporate, non vogliamo più rinunciare.

Ho letto da qualche parte che poesia è l’espressione metaforica di contenuti umani, – “umani” – cioè è come se potessimo considerare poesia quello che ci accade nella vita, che sia grande o piccolo, banale o speciale.

Noi abbiamo deciso di ripartire così, con poesia.

A lei dedichiamo il mese di giugno nella speranza che, qualunque significato abbia per voi, nel condividerlo possiate sentirvi abbracciati, coccolati, confortati.

Vi aspettiamo all’hashtag #versidiversi su Instagram, Facebook e Twitter.

Se le togli l’articolo poesia non è più solo creazione del poeta ma di tutti noi.