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I colori che scegliamo

Culture. Eat it

3 Marzo 2021

menù degustazione

Siamo i colori che scegliamo

di Sara Cartelli

Ogni stagione della vita ha il suo colore.
Io ne ho attraversate quattro: verde, blu, rosa e rossa.
La più sorprendente è stata sicuramente quella rosa, perché passare dal detestare una tonalità ad amarla il passo è lungo, più della gamba.

Il rosa è un colore di genere. Lo è sempre stato. Negli anni ’20 del XX secolo era un colore maschile, simbolo di virilità e forza, per la sua vicinanza al rosso. Gatsby sia nel romanzo che nel film porta un abito di questo colore. Il rosa in effetti non è una vera e propria tonalità ma un rosso più luminoso. Ciò significa che se aggiungi luminosità al rosso, magia, ottieni il rosa. Come sia passato ad indicare femminilità, fragilità e debolezza è tutt’ora oscuro. Qualcuno sostiene sia dovuto all’introduzione di Barbie nel mercato, altri che dipenda da un’azienda americana che nella metà degli anni ’50 ha deliberatamente deciso di produrre dei completi azzurri per i maschi e rosa per le femmine. Prima di allora i bambini erano tutti vestiti di bianco. Uno spostamento di significato notevole e potentissimo che ha portato dapprima le donne che non si riconoscevano in quello stereotipo ad allontanarsi da questo colore e recentemente, invece, ad essere utilizzato da molti uomini come strumento per allontanarsi dalla “mascolinità tossica”, lo stereotipo opposto che vuole l’uomo forte, virile e privo di emozioni.

Il rosa è un esempio, ma ogni colore porta con sé molti significati che sono mutevoli, perché si spostano assieme alla società nella quale viviamo.

Siamo sicuri di essere noi a scegliere i colori o sono i colori a sceglierci?

Dall’arte alla moda, dalla cucina alla musica, passando per la letteratura: questo mese vi porteremo in un viaggio attraverso l’arcobaleno.

Ve lo promettiamo, non sarà la solita palette.

Photos: Sara Cartelli

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Autore

Sara Cartelli

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Sara Cartelli

biografia:

Copywriter, folletto tuttofare e mamma con una passione smisurata per la fotografia. La scrittura è una medicina che le permette di esprimere la propria personalità e far emergere la sua vera voce. Meglio di uno psicanalista. Alla perenne ricerca di una strada da seguire, al momento, preferisce perdersi.

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