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Libri e albi illustrati senza parole Floatsam

Culture. Eat it

5 Febbraio 2021

un caffè con...

Viviana Urban. Chiaccherando di albi illustrati e libri senza parole

di Ramona Lucarelli

Se chiudo gli occhi e penso alla biblioteca affiorano nella mia mente tante immagini. Fra queste ci sono sicuramente i volti delle persone che la abitano perché prima dei libri ci sono loro, i bibliotecari e le bibliotecarie.

Quanti autori, libri, generi ho scoperto frequentando la biblioteca e quanti viaggi della mente e del cuore ho intrapreso. Molto di quello che so del mondo dei libri lo devo a questo luogo e a coloro che con passione mi hanno trasmesso innumerevoli storie.

È per questo che la prima intervista dell’anno vede protagonista una bibliotecaria.

Viviana Urban è bibliotecaria presso la Biblioteca Civica di Spilimbergo, è referente per il pordenonese per il coordinamento regionale “Nati per leggere”, e ha preso parte al tavolo per il lavoro bibliografico del progetto “Crescere leggendo”.

Oggi è qui per chiacchierare del suo essere bibliotecaria, di albi illustrati, di cosa fa di un albo un buon albo e di libri senza parole.

1. Cosa ti appassiona del tuo lavoro?

Nel mio lavoro c’è un mondo e tante sono le situazioni, le occasioni che mi fanno dire “faccio davvero un bel lavoro”. Se però devo scegliere credo sia questo: poter essere la mediatrice dell’incontro fra un bel libro e il lettore mi riscalda il cuore, è come essere la scintilla che fa scoccare l’interesse verso una storia. E poi, dato che lo faccio da un po’ di anni, posso partecipare da spettatrice alla crescita dei lettori e delle lettrici che ho conosciuto bambini.

2. La biblioteca è un luogo di incontro, un servizio alla comunità, un mondo nel quale immergersi e lasciarsi trasportare. Quale tra queste “immagini” meglio descrive il tuo luogo di lavoro?

Mi piacciono e corrispondono tutte all’idea che ho della biblioteca. Potrei aggiungere che è un luogo libero e questo la rende preziosa; al suo interno puoi perderti e ritrovarti, hai la possibilità di trovare risposte ai tuoi quesiti, ma anche la certezza di veder fiorire nuove domande. Senza filtri, senza pregiudizi, senza giudizi. Questo fa della biblioteca un presidio di libertà.

3. L’apertura della categoria “Albi e libri illustrati” vorrebbe essere uno spazio in cui ricevere spunti, consigli, far conoscere tanti nuovi e vecchi libri da leggere per e con i propri bambini e nipoti. Mi piacerebbe ascoltare l’opinione di chi come te immersa tra i libri ci vive e non solo, li consiglia. Che cos’è un albo illustrato?

Mi permetto di citare Barbara Bader, una studiosa che verso la metà degli anni ’70 nel saggio “American Picturebooks from Noah’s Ark to the Beast Within”, considerato il primo studio storico e sistematico degli albi illustrati statunitensi, restituisce la definizione più completa che finora io abbia letto:

Un albo illustrato è testo, illustrazione, design progettuale, un prodotto di artigianato e al contempo commerciale; un documento sociale, culturale, storico; in primis un’esperienza per un bambino. La sua natura artistica si basa sul rapporto di interdipendenza di parole e immagini, sul simultaneo dispiegarsi della doppia facciata, sulla tensione drammatica del gesto di voltare pagina. Nella specificità della sua natura esso racchiude possibilità illimitate.

Mi riconosco nell’espressione è un’esperienza per il bambino e la bambina che lo leggono. Quest’affermazione condensa tutto il valore dell’albo illustrato. E ovviamente l’esperienza dipende dal tipo di libro e dalla sua qualità.

4. Cosa fa secondo te quindi di un albo illustrato un buon albo illustrato?

Per il bambino e la bambina l’albo rappresenta un’immersione, che può essere autonoma o accompagnata dall’adulto che legge con lui. La bellezza sta in quell’equilibrio tra parole, figure e spazio bianco, che il libro offre. È lì che nasce e cresce un’esperienza per il bambino e un suo pensiero.

L’albo si compone di ventotto – trentadue pagine e in quello spazio di pagine ogni parola è come una perla scelta con cura e infilata una dopo l’altra nella sua collana. Ogni illustrazione si combina al testo in un gioco di rispecchiamento di significato, di ampliamento o ribaltamento dello stesso. Non c’è spazio per la banalità in un buon albo illustrato. E poi, last but not least, nella mente dell’autore, nel suo progetto c’è un’idea rispettosa del lettore al quale si rivolge, non pensa a lui o a lei esclusivamente come ad un consumatore.

5. Come ti accennavo il blog ha un tema diverso ogni mese: gennaio è stato dedicato alle parole, vorrei far conoscere meglio i libri senza parole noti perlopiù come silent books. Se dovessi consigliarne tre quali sarebbero e perché?

Premetto che i libri senza parole sono i miei preferiti, e se dovessi sceglierne uno tra tutti, per motivi d’affetto, questo sarebbe Il pallone giallo di Charlotte Dematons, edito da Lemniscaat (2003).

Non sono libri che facilmente fanno breccia nell’adulto che li prende in mano, eppure trovo che nell’epoca dell’immagine sia paradossale non saper trovare le parole per descrivere ciò che vediamo. Quanta paura ci fa l’assenza di parole. Invece, se riusciamo a vincere quella resistenza che ci frena, i libri senza parole regalano uno spazio nel quale sentirsi accolti, nel quale tutti si possono sentire accolti. Concedono persino la libertà di non comprendere sempre tutto. Privarcene significherebbe precluderci un’esperienza creatrice, persino la possibilità di vivere la momentanea frustrazione di uno spaesamento.

Scegliere un libro senza parole significa educare lo sguardo all’osservazione.

Se posso consigliare altri due titoli direi Passeggiata col cane di Sven Nordqvist (2020) e Flotsam di David Wiesner (2012), un vero manifesto per questa tipologia di albi, che esiste solo nella versione inglese ma… è un libro senza parole e quindi poco importa.

6. Quale libro c’era sul comodino di Viviana bambina e quale c’è oggi?

Viviana bambina ha molto amato Senza famiglia di Hector Malot in un’edizione ridotta, ma molto bella, illustrata. La conservo ancora, ci sono molto affezionata e l’ho letto anche ai mie figli. Oggi sul comodino ci sono L’albero delle bugie di Frances Hardinge, una storia ambientata nell’Inghilterra vittoriana dove la giovane adolescente protagonista – Faith – desidera e osa più di ciò che le è concesso in quanto donna, e La più grande di Davide Morosinotto, anche qui una grande avventura con il volto di Shi Yu, bambina e poi donna dal grande coraggio nel mondo della pirateria cinese.

Il Pallone Giallo Charlotte Dematons-1

Passeggiata col cane

Photos: Sara Cartelli

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Autore

Ramona Lucarelli

Per aspera ad astra

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Ramona Lucarelli

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È una storica dell'arte, ottimista ed empatica per natura. Immagina un mondo nel quale seminare gentilezza e provare felicità nelle piccole cose. Fin da bambina è innamorata delle storie, per The Eat Culture mangia libri e arte. Per aspera ad astra recita l'unico tatuaggio che ha sulla pelle. È lì per ricordarle che la strada che porta ai suoi sogni non sempre è facile ma qui non ci si arrende, mai.

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