
Culture. Eat it
27 Settembre 2017
Lei è giovane, schietta, solare ed in più è una nostra fan e solo per questo meriterebbe un milione di abbracci.
Veronica, aka Serie V, è un puro concentrato di energia e creatività, un’onda positiva che ti travolge, un sorriso sincero. La sua autenticità è forse ciò che più mi ha colpito, perché è riflessa totalmente nelle sue creazioni che sono fresche e spontanee proprio come lei.
Vorrei dirvi tante cose, troppe cose, ma è meglio sia Veronica a parlare. Ecco cosa ci ha raccontato davanti a una buona tazza di caffè.
Ciao Veronica! Tu sei una super creativa che realizza gioielli con diversissimi materiali, principalmente di recupero. Raccontaci com’è nato il tuo progetto Serie V?
Serie V è un progetto nato nel 2013. In quel periodo mia madre, anche lei creativa, realizzava delle borsette in lana con il manico in pelle. Con gli avanzi di questo materiale ho iniziato a creare alcuni piccoli orecchini. La cosa mi ha appassionato molto sin da subito, così ho iniziato a sperimentare e a realizzare nuove forme. All’inizio ciò che creavo lo regalavo, poi sono passata ai mercatini e ora vendo in mercatini selezionati o su commissione.
È tua mamma dunque che ti ha tramandato questa passione?
Sì, tutto è partito da una collana di pelle che un giorno mia madre vide in una boutique del centro. Le piacque così tanto che decise di realizzarla da sola. È stata lei a creare la prima collana.
Qual è l’origine del nome Serie V?
È un gioco di parole che nasce dall’assonanza tra la serie b e V, l’iniziale del mio nome. È un modo giocoso per definire i miei prodotti, che non sono di seconda categoria, ma personali e unici perché realizzati interamente a mano. Insomma, giocano in una serie tutta loro!
Quali materiali utilizzi principalmente?
All’inizio utilizzavo perline avanzate, ho praticamente smontato quasi tutti i miei orecchini per realizzarne altri, poi ho iniziato a impiegare materiali più pregiati come calcedonio, quarzo o pietre indiane. Il materiale che uso prevalentemente però è la pelle, che recupero da tappezzerie.
Come nasce l’ispirazione per le tue creazioni? È qualcosa di fulmineo e improvviso oppure di maggiormente ragionato?
È qualcosa di totalmente spontaneo e improvviso che mi porta a un urgenza di dover creare. Quando ho in testa un’idea so che la devo realizzare subito. È un soffio che parte dalla pancia e arriva fino in testa.
Cosa consiglieresti a un giovane creativo che si affaccia ora nel mondo dell’artigianato?
Sicuramente di perseverare. Se è capace di fare qualcosa e gli viene bene gli consiglio di limare i dettagli e di curare ogni minimo particolare. E poi di non scoraggiarsi perché i risultati si raggiungono con il tempo.
Se dovessi consigliare un artigiano chi consiglieresti?
Ilaria Piccinin di Artigianato Maleducato con le sue meravigliose illustrazioni o Agnese Raimondi di Nili bags, che realizza borse e zaini veramente eleganti e curati.
Questo mese qui a The Eat Culture è il mese del ricordo. Hai un bel ricordo da raccontarci?
Una volta a un mercatino a Trieste una signora mi disse: “se dovessi fare un regalo penserei sempre a te e alle tue creazioni”. È stato uno dei complimenti più belli e sinceri che abbia mai ricevuto, lo conservo nel cuore.
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Autore

biografia:
Copywriter, folletto tuttofare e mamma con una passione smisurata per la fotografia. La scrittura è una medicina che le permette di esprimere la propria personalità e far emergere la sua vera voce. Meglio di uno psicanalista. Alla perenne ricerca di una strada da seguire, al momento, preferisce perdersi.