Culture. Eat it
23 Marzo 2020
il libro sul comodino
Le otto montagne di Paolo Cognetti. Il colore di un’amicizia
Paolo Cognetti ti prende e ti porta su Le (sue) otto montagne.
Un mondo sconosciuto a chi non lo abita perché “la montagna non significa ma esiste”, eppure attraverso il suo straordinario racconto riesce a farne avere nostalgia senza esserci mai stati.
Libro: Le otto montagne di Paolo Cognetti
Siete voi di città che la chiamate natura. È così astratta nella vostra testa che è astratto pure il nome. Noi qui diciamo bosco, pascolo, torrente, roccia, cose che uno può indicare con il dito.
All’interno del dualismo città-campagna conosciamo gli abitanti di questa storia.
Pietro è la voce narrante, un ragazzino di città, solitario, chiuso in se stesso. Cresce in una famiglia che in montagna vede sbocciare l’amore – i suoi genitori si sposano ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo – e trova un rifugio da poter chiamare casa.
Nel paesino di Grana la sua famiglia infatti trova quel luogo al quale ogni estate fare ritorno. È lì che Pietro incontra Bruno, un ragazzino lontano da ciò che conosce e allo stesso tempo così vicino da poter trovare in lui un amico per cui conta e sui contare.
La montagna dona a Pietro la cosa piú simile a un’educazione che abbia ricevuto.
Ogni estate tra impervi sentieri, torrenti e mulini, vive il suo tempo di avventure e scoperte insieme al padre, un uomo ombroso e difficile da interpretare.
Dal canto suo Pietro lo segue controvoglia. Non sembra condividere il gusto per la vetta, la passione per il cammino e la fatica, questo almeno fino a quando non incontra Bruno. Con lui riscopre la montagna e a distanza di tempo comprende meglio l’amore che il padre nutriva incondizionatamente.
Pietro che fa fatica a coltivare le relazioni con Bruno costruisce un’intimità vera.
Se Pietro sente di volerle scalare tutte Le otto montagne, sempre in bilico tra ciò che desidera e ciò che vive, Bruno invece ne scala una sola, quella più alta, fedele all’unico posto che conosce e nel quale desidera vivere.
Il passato è a valle, il futuro è a monte. Qualunque cosa sia il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa.
Nel libro di Cognetti spiccano i “silenzi parlanti” dei protagonisti e della “natura”, nei quali chi legge sente tutto ciò che non dice.
La bellezza dell’essenzialità con cui l’autore scrive è pari solo all’incanto dell’acquerello di colore blu della copertina di Nicola Magrin, lo stesso colore che userei per descrivere il loro legame: blu come una notte stellata, come la montagna vista dalla valle, blu come il silenzio in cui nasce e cresce l’intimità di un’amicizia.
Le otto montagne? Centonovantanove pagine di grazia.
Tempo di Lettura
tre notti in un rifugioPhotos: Sara Cartelli
Autore
biografia:
È una storica dell'arte, ottimista ed empatica per natura. Immagina un mondo nel quale seminare gentilezza e provare felicità nelle piccole cose. Fin da bambina è innamorata delle storie, per The Eat Culture mangia libri e arte. Per aspera ad astra recita l'unico tatuaggio che ha sulla pelle. È lì per ricordarle che la strada che porta ai suoi sogni non sempre è facile ma qui non ci si arrende, mai.