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Simone Mestroni Udine murales quartiere Di Giusto

Culture. Eat it

31 Ottobre 2019

arte

Con i murales si può fare cultura. Udine diventa la città della poesia grazie a Simone Mestroni.

di Sara Cartelli

Riusciresti a immaginare un ultras poeta? O meglio, un ex ultras poeta?
È la meraviglia degli schemi: romperli. Simone Mestroni è uno che di schemi nella vita ne ha infranti parecchi. L’abbiamo incontrato un pomeriggio d’ottobre, mentre stava lavorando a un murales nel suo quartiere Natale, il Di Giusto a Udine. Una zona segnata da un passato difficile di degrado sociale caratterizzata dalla massiccia presenza di complessi residenziali popolari che sta rinascendo, grazie anche alle persone come lui. Perché ora, quando per caso ti trovi in via delle Forze Armate, puoi vedere una cabina dell’Enel trasformata in opera d’arte e leggere queste esatte parole: 

In città  c’è un villaggio
di migliaia di persone
con le auto abbandonate
ed i fiori sul balcone

ma se sali al sesto piano
c’è il castello di lontano
dove l’angelo punta il dito
su chi il vento ha preferito

e se il vento
soffia ad est
il suo sguardo mai vecchiardo
guarda verso Via Riccardo.

L’autore è sempre lui, Simone, e grazie al suo talento sta cambiando il volto di Udine, che da circa un anno è diventata la città della poesia. Il risultato è che i muri, le saracinesche e le panchine, hanno iniziato a parlare sia attraverso la sua voce che quella di poeti famosi e a tingersi di immagini vive. Un progetto di riqualificazione che, come lui ci racconta

è nato per creare un contraltare rispetto alla società nichilista in cui viviamo. Perché lamentarsi esclusivamente non può che portare a nulla.

L’esigenza di scrivere poesie è nata in lui in maniera del tutto naturale, senza alcuno sforzo. A un certo punto sono diventate talmente tante da fargli balenare in testa l’idea di autopubblicare un libro. Quell’idea lì, che non lo entusiasmava, è diventata un’altra, un’idea per rompere lo schema:

Ho scelto di fare una cosa totalmente opposta rispetto all’andare in libreria per vendere: restare in strada regalando per permettere a tutti di avvicinarsi alla cultura in maniera alternativa. Perché magari camminando le persone possono essere colpite dalle frasi di Céline, Jacques Prévert o Anaïs Nin dipinte sui muri e andarle a cercare online avvicinandosi al loro lavoro.

Totalmente autodidatta, Simone Mestroni prima di arrivare alla poesia è stato spazzacamino, imbianchino e un ragazzo con un’adolescenza turbolenta:

Ho avuto i miei problemi legati allo stadio e alla strada e poi pian piano ho spostato sempre di più i miei binari fino a percorrere questo.

Consapevole del suo talento e dell’uomo che è diventato non rinnega il suo passato, anzi, conserva dei bei ricordi legati al quartiere e al movimento ultras:

Ci trovavamo qui per realizzare gli striscioni che sono sempre stati un potente elemento comunicativo. E devo dire che nel corso degli anni sono stati partoriti anche dei pensieri belli e profondi, non unicamente le cose becere che siamo abituati a immaginare.

Quando gli chiedo se tornerebbe allo stadio mi dice di no, perché per lui il movimento ultras non esiste più. La strada però non l’abbandona anzi, ci resta “con i guanti bianchi”.  Perché il suo progetto è anche la sua salvezza:

 Prima ero salvo nella noia, questo mi ha consacrato. La sera prima di andare a dormire penso che non vedo l’ora di andare a lavorare il giorno seguente.

Mettendosi al servizio della società e delle persone Simone Mestroni cerca di cambiare il mondo una parola alla volta. Perché con determinazione e passione tutti possiamo fare qualcosa, niente è impossibile. “Io voglio far qualcosa che serva” dicevano gli Afterhours ne Il Paese è reale e per far qualcosa che serva a ben vedere, non serve poi molto. Qualche giorno fa un anziano signore mentre regalavamo abbracci in piazza mi ha detto: “lei pensa di cambiare il mondo?”

Io gli ho risposto che non lo pensavo assolutamente, ma che credevo nel potere dei piccoli gesti che possono fare la differenza, come quelli di Simone. Lui che non ha nessuna presunzione e che si definisce così: 

Io sono come l’anziano che spazza i suoi dieci metri di marciapiede dalle foglie. Lui fa il suo senza aspettare l’intervento della nettezza urbana e quando passi per di lì trovi il marciapiede pulito grazie al suo contributo.”

Potremmo tutti essere quell’anziano. Ci basterebbe solo avere la consapevolezza che migliorare la società nella quale viviamo crea dei benefici che ricadono, prima che su ogni altro, proprio su di noi. 

Photos: Sara Cartelli

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Autore

Sara Cartelli

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Sara Cartelli

biografia:

Copywriter, folletto tuttofare e mamma con una passione smisurata per la fotografia. La scrittura è una medicina che le permette di esprimere la propria personalità e far emergere la sua vera voce. Meglio di uno psicanalista. Alla perenne ricerca di una strada da seguire, al momento, preferisce perdersi.

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