Culture. Eat it
14 Settembre 2015
“Se avete intenzione di rimorchiarmi, fatelo con una buona grammatica.”
Ed è la “buona grammatica” di Marco Missiroli in Atti osceni in luogo privato ad avermi rimorchiata. Lo ammetto, è il testo acquistato dalla copertina. Quella specie di raptus per il quale te lo ritrovi tra le mani senza una ragione manifesta ma per pura attrazione, la stessa che genera grandi aspettative. Senti di averlo scelto e lui ha scelto te.
È la storia di Libero Marsell, nomen omen nel quale è racchiusa la sua missione. È un romanzo di formazione, sentimentale ed erotica, nel quale il protagonista accorcia pagina dopo pagina la distanza che lo separa dall’età adulta attraverso una personale indagine della sessualità. La vita di Libero è scandita in sei tempi, tanti quanti i capitoli; egli si muove tra la romantica Parigi dell’adolescenza, la New York della gioventù e la Milano dell’età adulta. Ci sono un padre e una madre affascinanti nelle loro fragilità, c’è l’innamoramento, l’amicizia, il tradimento, la fragilità, la crudeltà e… l’amore. Le donne del suo mondo sono immaginazione, desiderio e bramosia.
Come davanti ad un buco della serratura mi sono sentita imbarazzata, avida ed emotivamente coinvolta. Non ho potuto fare a meno di tifare per lui – le Grand Liberò – come lo chiama Marie, il suo primo desiderio segreto e il personaggio che ho senza dubbio più amato. Una bibliotecaria bella, saggia e sola, pronta a guidarlo nella conoscenza di sé suggerendogli prime straordinarie letture. Perché questo romanzo ha il magico potere di farti desiderare di abitare le stesse insicurezze, di voler leggere gli stessi libri che hanno fatto crescere Libero e di non farti vergognare delle tue oscenità.
“Alla fine uno si sente incompleto ed è soltanto giovane” dice Calvino e io spero di continuare a sentirmi incompleta e, perché no, oscena ancora per molto tempo.
Durata della lettura: 6 ore circa
Photography: Sara Cartelli.
© Immagini The Eat Culture.
Autore
biografia:
È una storica dell'arte, ottimista ed empatica per natura. Immagina un mondo nel quale seminare gentilezza e provare felicità nelle piccole cose. Fin da bambina è innamorata delle storie, per The Eat Culture mangia libri e arte. Per aspera ad astra recita l'unico tatuaggio che ha sulla pelle. È lì per ricordarle che la strada che porta ai suoi sogni non sempre è facile ma qui non ci si arrende, mai.
come ho anche scritto a Missiroli: amo Marie, la bibliotecaria che mi piacerebbe essere per la fascinazione che crea attorno ai libri.
Ah Marie, che bel personaggio davvero! E tu, Elisa, a modo tuo sei una brava bibliotecaria… fosse solo per i consigli ricevuti che al momento non deludono 😉