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Culture. Eat it

3 Giugno 2021

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Io (non) mi sento italiano?

di Sara Cartelli

“Io G.G. sono nato e vivo a Milano
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.”

Se penso al nostro paese mi viene subito in mente Io non mi sento italiano di Giorgio Gaber. Una canzone sentimento, che racchiude e rende manifeste tutte le emozioni contraddittorie che proviamo nei confronti della nostra madre patria.

“L’inno nazionale di cui un po’ mi vergogno”, “il fanatismo delle camicie nere al tempo del fascismo”, “tutto è calcolato e non funziona niente”, “per gli altri siamo solo spaghetti e mandolini”. In quasi cinque minuti, in un dialogo immaginario con il Presidente della Repubblica, Gaber snocciola tutti i punti dolenti di questa democrazia “che a farle i complimenti ci vuole fantasia”. Era l’anno 2003 e tutti i punti dolenti (dopo diciotto anni) dolgono ancora.

Eppure tanto si salva di questo paese poco saggio. Perché a chi ci rimprovera che siamo solo spaghetti e mandolini possiamo sbattere in faccia “cos’è il Rinascimento”. Gaber ci dice che sì abbiamo enormi problemi e che i problemi non andrebbero coperti dalla sabbia ma affrontati e, allo stesso tempo, ci ricorda che qualcosa di cui andare fieri c’è: il nostro patrimonio, la nostra cultura.
Quella cosa meravigliosa che appartiene a tutti, che ci fa sentire parte di una comunità, che non fa distinzioni tra gli individui.

Questo mese ci immergeremo lì, nella nostra cultura passata e presente. Cercando il bello e condividendo il bello che c’è (e si vede). Se volete raccontarci il vostro bello e unirvi a noi in questo racconto collettivo vi aspettiamo all’hashtag #diquestaItalia su Instagram, Twitter e Facebook.

Che come direbbe Gaber “io non mi sento italiano, ma per fortuna, per fortuna lo sono”.

Photos: Sara Cartelli

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Autore

Sara Cartelli

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Sara Cartelli

biografia:

Copywriter, folletto tuttofare e mamma con una passione smisurata per la fotografia. La scrittura è una medicina che le permette di esprimere la propria personalità e far emergere la sua vera voce. Meglio di uno psicanalista. Alla perenne ricerca di una strada da seguire, al momento, preferisce perdersi.

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