
Culture. Eat it
31 Marzo 2021
In principio fu Isaac Newton. Sua, nel 1676, fu l’intuizione che la luce bianca del sole fosse in realtà composta da raggi colorati aventi diversi gradi di rifrangibilità. Lo dimostrò con un prisma triangolare, che scomponeva la luce in entrata in tutti i colori dell’iride, ovvero i sette dell’arcobaleno (dal rosso al violetto).
Quell’esperimento di Newton è la copertina di uno degli album più popolari, anche a livello iconografico, della storia della musica: The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd, pubblicato nel 1973 dalla Harvest Records.
Il merito è di Storm Thorgerson, allora fotografo, prestatosi alla grafica per volere di Richard Wright, il tastierista della band. Fu lui a richiedergli qualcosa di “semplice ed elegante” che non fosse una semplice immagine, lasciandogli al contempo totale libertà creativa.
L’ispirazione venne da un testo di fisica appartenente a Thorgerson e il disegno fu affidato a uno degli artisti del suo studio londinese, George Hardie. Il prisma fu scelto per celebrare lo spettacolo di luci che i Pink Floyd mettevano in scena durante i loro concerti. Il triangolo, figura geometrica ricca di significati simbolici tra cui il pensiero e l’ambizione, rappresentava al meglio i testi di Rogers Waters.
Fu proprio Waters a suggerire l’idea di collegare i due prismi nella parte interna della copertina e di trasformare la luce nel diagramma di un battito cardiaco. L’album infatti apre e si conclude con il suono del battito cardiaco, riprodotto da una grancassa imbottita, per rappresentare la natura umana e la necessità di provare empatia nei confronti dell’altro.
The Dark Side of the Moon celebra la vita parlando di ciò che è perfettamente naturale l’attraversi: l’angoscia, la paura, la morte. I testi riflettono su temi sociali fondamentali come l’attaccamento al denaro, la pressione psicologica, la produttività e le malattie mentali (tema quest’ultimo strettamente connesso al peggioramento delle condizioni psicologiche di Syd Barrett, primo paroliere del gruppo).
È un album che collega i punti, per ricordarci chi e cosa siamo.
“Breathe, breathe in the air
Don’t be afraid to care
Leave but don’t leave me
Look around, choose your own ground
For long you live and high you fly
And smiles you’ll give and tears you’ll cry
And all your touch and all you see
Is all your life will ever be”
Respira, respira nell’aria
non aver timore di prenderti cura
vattene, ma non lasciarmi
guardati attorno, scegli il tuo terreno
vivrai a lungo e volerai in alto
e darai sorrisi e piangerai lacrime
e tutto ciò che tocchi e tutto ciò che vedi
è tutto quello di cui sarà fatta la tua vita
Curiosità:
- Nel prisma della copertina di The Dark Side of the Moon i colori sono sei e non sette, manca l’indaco. Fu una scelta dello studio che curò il progetto grafico perché risultava troppo simile al viola.
- Il nome della band fu scelto da Syd Barrett e nulla ha a che fare con il colore rosa, è nato dall’accostamento dei nomi di due bluesman a lui cari: Pinkney ‘Pink’ Anderson e Floyd Council.
Photos: Sara Cartelli
Autore

biografia:
Copywriter, folletto tuttofare e mamma con una passione smisurata per la fotografia. La scrittura è una medicina che le permette di esprimere la propria personalità e far emergere la sua vera voce. Meglio di uno psicanalista. Alla perenne ricerca di una strada da seguire, al momento, preferisce perdersi.