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IL PROFUMO CHE L’ANIMA CHE PUZZA NON HA

Culture. Eat it

10 Novembre 2017

storie

IL PROFUMO CHE L’ANIMA CHE PUZZA NON HA

di Kristel Cescotto

Oggi ragazzi miei mi lamento.
Sono riuscita a scamparmene dal farlo per fin troppo tempo,
ma è giunto il momento.
Svuota tutto! Come alle svendite di divani.
Che il flusso di coscienza abbia inizio,
Freud sii fiero di questo supplizio

La chiamano scrittura terapeutica.

Odio il lamento fine a se stesso. In realtà odio il lamento perché è fine a se stesso, punto.
L’unico scopo che ha è forse quello catartico. E in una catarsi prego ora che sto per lamentarmi.

Forse l’ho richiesta la fonte di questo lamento, per sfogarmi delle schifezze di pensieri che intravedo ogni giorno. Non guardo il tg per scelta di vita. Leggo solo le anse al mattino per sapere dove vivo. Anche se non sapere dove si vive potrebbe rivelarsi un gran vivere.

Ma sapete qual è una delle cose di cui più ho da lamentami?

Oggi emetto parole di dolore, di quello profondo, per le persone che puzzano.
Il profumo di chi puzza dentro è sulla vetta del ranking dei peggiori.

Ce l’hanno resident sotto i nasi. La puzza. E la percepisci anche se ti proibisci di sentirla, quella puzza.

Sono nasi – i loro – talmente aizzati ad inspirare l’olezzo di livore, che la testa gli si pone quasi orizzontale. Parallela alla superficie su cui vagano, quasi fino ad inclinarsi all’indietro costringendoli a un infausto quanto nefasto remake della celebre scena de l’Esorcista – e succede ogni volta che si trovano a dover scendere le scale. No, la zuppa di piselli non gli serve, perché tanto il verde marcio viene già emanato abbastanza dalla loro aura corrotta.

Il brutto – o il bello – è che questa puzza non esiste. Non ha una causa esterna che la origini, non esiste al di fuori della testa oscura che abita, come un ameba parassita irto di spine a cui quella stessa testa ha dato origine. Ed è da qui che cerca di invadere il mondo, percorre le loro cavità nasali e illude questi patetici mostriciattoli di essere vittima, e non la causa prima.

Dicono che chi è causa del suo mal pianga se stesso.

Ma il fattaccio è che questi soggetti sono sia la causa che l’effetto dello sporco di cui la loro anima si nutre. Povere vittime e spietati carnefici in un sol colpo. Quale maledizione!


Talmente offuscati dal vile agire da non comprendere che ciò di cui si dolgono ha come unica origine la patina di grigio che hanno avvolto – ancor meglio degli incellofanatori di valige all’aeroporto – attorno al loro cuore sofferente. Povere patetiche anime.


Quale immenso brutto pathos mi provocano non ve lo so spiegare. Ma ci posso provare.

Come dev’essere vivere così, con questa puzza? Cosa ti può portare a scegliere consapevolmente di vivere così? Di trattare l’altro da te così?

Come si fa a dormire così?
Quando il mondo è fuori, sei barricato da un piumone e cuscini impenetrabili. E lì sei tu da solo caro mio. Tu e il buio. Il tuo buio. Risucchiato dallo stesso buio col quale cerchi di rabbuiare chi e cosa ti sta attorno.

Io lo so come ragioni sai: “se tutto è buio non ci potrà essere la luce a farmi vacillare”.
Ma:

Potere del cristallo di luna vieni a me! E luce fu.

L’unica cosa che possiamo fare, amici guerrieri della luce, è respirare profumo di anime belle, mandare giù l’amaro boccone di quelle brutte e passare oltre.
Perché là fuori è pieno di creature che scandagliano col lanternino ogni tuo passo, pregando con tutta la loro malefica forza che si riveli falso. Implorano un tuo piccolo anche se impercettibile errore. Invocano l’errore fatale. Supplicano il tombino scoperto ad ogni tua passeggiata.
Pregano che tu inciampi, che tu magari anche cada e che nella migliore delle loro ipotesi non sia in grado di rialzarti per molto tempo.

Che poi le critiche mica infastidiscono.

Criticatemi giorno e notte ma vi prego ditemi come migliorare e io penderò dalle vostre labbra.
Le critiche disturbano solo se oggettivamente infondate. Magari pure sottoposte come battutina. Credi di essere simpatico, furbetto? A chi dove quando come scusami?

Quelle critiche che

esistono cose che non esistono.

Vengono create ad hoc e sputate addosso dopo aver ingrandito frammenti di vita con lo zoom a 700%. Che vedi solo pixel, poi me lo spieghi come puoi vedere altro. Spiegami, te ne prego.
Ah, ecco. Non lo puoi spiegare.

Dicono che è la faccia brutta del lato della medaglia, quella che devi accettare mettendo la tua vita on line.
No grazie. Perché io la mia vita non ce la metto lì. Figurarsi.


Esserini che non sanno allacciarsi le scarpe ma ritengono di poterti tenere una lezione sui nodi da barca.


Tu sei un pezzo di me. Direbbe Levante. Io completo la frase e concludo con rda.

Ammesso e non concesso questo, sapete cosa ci resta da fare?

Comprare un paio di scarpette rosse.

E invece di sbattere 3 volte i tacchi per teletrasportarci in un posto paradisiaco privo da qualsiasi dispenser di negative vibes restare qui e pestare i piedi.

Pestare i piedi is the way.

Pestare più forte che possiamo e anche di più, fino a schiacciare e disintegrare la puzza di queste inutili opinioni prodotte da inutili anime capaci di esternare unicamente malevolenza, acredine e rancore.

Sparite sotto le nostre scarpe rosso porpora, penetrate nel suolo e andate all’inferno per direttissima.

Non ci avrete mai!

Nè voi, nè la Neuro.

Photos: Sara Cartelli

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Autore

Kristel Cescotto

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Kristel Cescotto

biografia:

Cogitatrice impegnata, praticante dell’Amore Universale, su di lei nemmeno una nuvola. A 30 anni non ha ancora la minima idea di come vuole essere a 32: una, nessuna ma forse non centomila. Grazie al cielo tutto scorre. Panta rei. E alla fine, come in uno splendido giardino Bahai, verrà estasiata da un’illuminazione. E vivrà per sempre felice e contenta.

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